Intenzione e filosofia di Respira Passi


In sintesi: cosa guida l’esperienza e che senso ha partecipare.

Più cammino, più si orienta in me la direzione. 
Il mercato è pieno se non saturo di proposte di yoga e trekking o di mindful trekking etc…e sono senz’altro tutte valide ma vorrei provare a descrivere quello che propongo, consapevole che è un ossimoro perché la percezione e il silenzio vanno esperiti e non descritti.
Quindi, sempre con i limiti delle parole e la loro semplificazione, vi offro (e mi offro) qualche spunto. 

Un elemento chiave che mi guida è l’anelito di essenziale, cioè quel desiderio di semplicità che si trova al di sotto della complessità dei nostri affanni, degli incastri e delle corse quotidiane, delle pretese verso noi stessi e gli altri e la Vita,

al di sotto di una montagna di pensieri preoccupati su di sè, sugli altri, sulle situazioni.

Nel riscoprire la semplicità e rieducarci alle piccole cose e ai piccoli gesti trovo la contemplazione, la capacità intrinseca del cuore dell’uomo di meravigliarsi, di stupirsi, di stare con quello che c’è così com’è perchè se c’è, se è presente nella realtà, ha tutto il diritto di esistere.

La contemplazione come modalità che trascende il pensiero e l’azione e si apre all’ascolto e alla percezione.Una dimensione generativa dove è possibile riposare perchè è possibile abbandonare lo sforzo.

Ci sforziamo quando rimaniamo incantati difronte ad un tramonto? O al riflesso argenteo del sole sull’acqua? O al fluire di un rivo d’acqua nel bosco?

Coltivare l’intenzione di essere pienamente presenti a se stessi, cogliere la bellezza nella semplicità della vita e del camminare, se intendiamo la vita come un pellegrinaggio, rende la relazione con la Natura completamente differente.

Noi siamo natura, non meno dei gigli dei campi e degli uccelli del cielo. Dovremmo preoccuparci di meno e affidarci di più.

Thoureau scrive:

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto,

e ancora…

Sono allarmato quando capita che ho camminato un paio di chilometri nei boschi solo con il corpo. Senza arrivarci anche con lo spirito.


In una logica NON antropocentrica ma cosmocentrica tutto contribuisce all’armonia dell’Universo, esseri umani compresi.

L’elemento chiave che ci aiuta ad aprire la visione e con- vertire lo sguardo è la percezione. Il nostro corpo è un tempio che ci ospita tanto quanto la Natura è un tempio per i nostri cammini dove il respiro cuce il passo precedente a quello successivo nella consapevolezza che il percorso di conoscenza del mondo è lo specchio dell’itinerario di conoscenza interiore.

Coltivare la consapevolezza in cammino ci permette di imparare e fare tesoro di ciò che incontriamo.

Le mie proposte sono intrise di questo atteggiamento contemplativo grazie alla contaminazione e ricchezza che il percorso con gli Amigos del Desierto mi sta donando.

Mi permetto di rallentare, aprirmi a quello che c’ è attraverso la percezione, avvicinarmi alla meditazione, scoprire spazi di silenzio tra i pensieri e il turbinio degli affetti, prendere confidenza con un nuovo modo di relazionarmi con il corpo e con il mondo interiore, farmi raggiungere da briciole di quiete pacificanti.
Il cammino è sempre il sinonimo di un cammino più ampio e per questo peregrino al mio centro attraverso la via contemplativa e lì scopro un mistero (e una nuova visione) che mi apre con stupore al paesaggio che attraverso, concretamente e simbolicamente.

Il corpo è il nostro tempio e da questa realtà concreta e vitale partiamo per andare incontro al silenzio che è l’altra faccia di ciò che appare ai nostri sensi.
La natura, se sappiamo cogliere i suoi segni e simboli, è maestra in questo cammino di spogliazione del troppo, del nauseante, del ridondante, è una bussola che aiuta a transitare dall’affanno più o meno evidente dell’ottenere e del raggiungere, alla fiducia che tutto ciò che c’è è perfetto e necessario. (Pablo d’Ors)

Il requisito essenziale è l’umiltà, aprirsi ad un’esperienza dove non c’è il ‘gia’ sentito e già visto’ ( anche quando incontriamo ciò che pensiamo di conoscere) ma la fiducia nel nuovo, nella novità, nell’ apprendimento. 

E poi l’incontro con il selvaggio che istantaneamente ci porta al rispetto e all’ ascolto attento verso ciò che ci circonda.
Il selvaggio è la naturalità della natura, è ciò che sfugge all’ atteggiamento umano di ‘addomesticare’, ci salva dalla manipolazione e dall’azione condizionata e condizionante.

Il selvaggio è senz’ altro un tramonto incredibile o un arcobaleno inaspettato ma è anche la resina dell’albero, il canto potentissimo di un ‘micro’ volatile, le tracce degli animali del bosco, la fonte d’acqua che zampilla,…
Senza selvaggio moriremmo dentro e fuori, in poco tempo. 

In questo cammino nasce il rispetto e la cura verso i pensieri e le azioni che compiamo, fino a far scendere dalla testa al cuore che la natura siamo noi.
Ritornare all’essenziale porta una grande letizia, quella che nasce dalla liberazione. 

Una frase di Tiziano Terzani calza a pannello:

Che errore è stato allontanarsi dalla natura! Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà, nella sua infinita, ineguagliabile grandezza c’è tutto il senso della vita.


Perchè partecipare a queste esperienze?
Per ritornare a noi, e tornare a noi è tornare a casa. 
Per portare a casa qualche intuizione e più spazio nel nostro quotidiano, rimanere integri ‘corpo -mente’ senza dissociarci o anestetizzarci nel fare e nell’iper connessione.

Per sentire che siamo molto di più dei confini ristretti degli aspetti della vita in cui ci identifichiamo.

Per riequilibrare la dinamica funambolica tra ricevere e dare, dare e ricevere …e il respiro in questo è maestro.

Per nutrire lo ‘Spirito’ ovvero un atteggiamento in cui il soddisfacimento immediato non è l’unico criterio di pensiero/azione: la natura favorisce in modo spontaneo il contatto con la nostra essenza contemplativa.

Per scoprire quanta generosa e continua possibilità la natura ci dona, aiutandoci a comprendere un modo più leggero e armonico di porsi verso la realtà, portando un sorriso sincero a noi stessi e agli altri.

Ne siamo tutti capaci ma non ci siamo educati a farlo. 

E’ un work in progress anche per me… seguimos escuchando y hablando come dicono gli amici spagnoli,
continuiamo a ‘respirare passi’ dentro e fuori.

Silenzio e Luce